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GEOSITI e luoghi di interesse naturalistico dell’Unione Tresinaro Secchia

Ultimo aggiornamento: 14 luglio 2025, 15:29

La Geologia dell’Unione Tresinaro-Secchia: un paesaggio diviso tra Pianura e Collina

L’Unione Tresinaro Secchia si trova in una zona geologicamente molto interessante dove la pianura entra a contatto con il margine settentrionale dell’Appennino, un confine netto rappresentato dall’appiattirsi del territorio con l’arrivo in pianura sul cuscino di detriti alluvionali frutto dell’erosione delle montagne da parte degli agenti atmosferici. Questo deposito raggiunge diversi chilometri di profondità e nasconde agli occhi il proseguo delle creste appenniniche.

La collina è un turbinio di rocce piuttosto disomogeneo e tormentato per la spinta tettonica dovuta allo scontro tra la placca africana a sud e quella euroasiatica a nord, iniziato nel fondo dell’Oceano ligure-piemontese più di 125 milioni di anni fa durante il Cretacico. Da questa compressione l’Appennino è emerso dall’Oceano che si è progressivamente estinto.

Le rocce più antiche del territorio dell’Unione sono rappresentate dalle prime colline che affacciano sulla Pianura Padana, quella terrazza naturale che dal Monte Evangelo passa da ‘La Riserva’ di Casalgrande Alto fino a Dinazzano. Si tratta di argille «a palombini» risalenti al Cretacico inferiore datate circa 100-120 milioni di anni.

Quelle più recenti, se si escludono i depositi alluvionali attuali, sono rappresentati dalle argille e sabbie plioceniche. Alcune di queste, affioranti nella valle del Rio Rocca tra Castellarano e Casalgrande, nascondono un immenso tesoro di conchiglie marine fossili, testimonianza di un recente passato (1,5-5,2 milioni di anni) quando un caldo e poco profondo mare bagnava le nostre colline. A breve distanza, pochissimi milioni di anni prima (6,3-5,2 milioni di anni), si depositavano i Gessi messiniani di Scandiano.

Nel mezzo, quando l’Appennino giaceva ancora sul fondo dell’Oceano, è presente la formazione di più massicce e compatte arenarie e marne, frutto di ripetute frane sottomarine e rimescolamenti. Ora si trovano longitudinalmente in una fascia che si estende da Viano a Castellarano e nel colle del Castello di Baiso.

Tutto attorno sono presenti le argille scagliose, un suolo caotico che ha segnato economicamente la storia della ceramica nel territorio dell’Unione.

Progetto finanziato con il contributo della Legge Regionale 9/2006
Norme per la conservazione e valorizzazione della geodiversità della Regione Emilia-Romagna e delle attività ad essa collegate - Anno 2024

Link al sito dei Geositi della Regione Emilia-Romagna: https://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/geositi/ 

 


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