Il caso di Nicolò dell’Abate si presta in modo particolare, per le singolari vicende conservative della sua produzione, a riflessioni sulle tecniche antiche di trasporto degli affreschi, a volte impiegate in vista di forzate musealizzazioni come succedette nel 1772 con le pitture murali della Rocca di Scandiano, trasferite nel Palazzo Ducale di Modena per colmare i vuoti causati molto tempo prima dalla vendita effettuata fa Francesco III dei cento capolavori della collezione estense ad Augusto III di Sassonia, re di Polonia.
Il restauro degli antichi stacchi a massello come quello dell’affresco della chiesa di San Francesco a Busseto e dei numerosi frammenti della decorazione scandianese ora presso la Galleria Estense, in seguito sottoposti ad alleggerimento con operazioni di strappo e trasferimento su tela, e gli interventi su un intero ciclo come è avvenuto recentemente per gli affreschi della Sala del Fuoco nel Palazzo Comunale di Modena e su quanto sopravvive della decorazione delle antiche Beccherie, offrono nuovo materiale agli studi sulla storia del restauro e sulle vicende della tutela, mentre le iniziative editoriali arricchite dalle trascrizioni grafiche di quegli affreschi offrono la misura della fortuna critica incontrata dall’artista nel corso del tempo (Massimo Mussini).
Il tema dell’architettura in rapporto alla decorazione èstato affrontato da Vincenzo Vandelli con un raggio d’osservazione sul territorio estense e da Fabrizio Tonelli per quanto riguarda le residenze farnesiane.
Iinterventi di Diego Cuoghi e di Giuseppe Anceschi hanno approfondito il tema della presenza di Nicolò dell’Abate a Scandiano, in rapporto alle tematiche affrontate, così come Sonia Cavicchioli della Soprintendenza di Modena ha approfondito l’argomento dell’iconografia e delle fonti letterarie nei cicli di affreschi in area estense.
Articolata negli interventi della mattina e del pomeriggio sotto le presidenze di Sylvie Béguin, curatrice della mostra su Nicolò dell’Abate, e di Maria Grazia Bernardini, Soprintendente al patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia, la giornata di studi si è svolta nel mese di giugno, in coincidenza con la fase conclusiva della mostra.
Il programma, ha previsto i contributi di:
Sylvie Béguin, curatrice della mostra
Maria Grazia Bernardini, Soprintendente di Modena
Silingardi Luca, Modena, storico dell’arte
Giuseppe Anceschi, Centro studi “Matteo Maria Boiardo” di Scandiano
Sonia Cavicchioli, Soprintendenza di Modena
Diego Cuoghi, Modena
Cristina Danti, Firenze, Opificio delle Pietre Dure
Alberto Felici e Maria Rosa Lanfranchi, restauratori, Firenze, Opificio delle Pietre Dure
Daniela Ferriani, Soprintendenza di Modena
Vincenzo Gheroldi, Soprintendenza ai beni architettonici di Brescia
Angelo Mazza, Soprintendenza di Modena
Massimo Mussini, Università degli Studi di Parma
Giovanna Paolozzi Strozzi, Soprintendenza di Modena
Francesca Piccinini, Museo civico di Modena
Fabrizio Tonelli, Parma, storico dell’architettura
Pietro Tranchina, Modena, restauratore
Vincenzo Vandelli, architetto, Sassuolo