La Rocca dei Boiardo risalente al XII° secolo, domina il centro storico della Città di Scandiano ed è senza dubbio un monumento di grande valore storico e culturale; fatta costruire dalla nobile famiglia dei Da Fogliano, oggi prende il nome dalla famiglia Boiardo che l’abitò dal 1423 per 137 anni. Costruita inizialmente come luogo di difesa, fu per questo dotata di cinta muraria, fossato con annesso ponte levatoio e torri di vedetta.
Divenne in seguito dimora rinascimentale, quando il governo di Scandiano passò nelle mani della famiglia Boiardo e fu allora che Nicolò dell’Abate vi dipinse gli affreschi del Camerino, con scene dell’Eneide, trasferiti alla fine del 1700 a Modena alla Galleria Estense.
La Rocca dei Boiardo è il monumento simbolo di Scandiano per importanza storica e culturale con la ricca storia di cui è stato protagonista: dalla famiglia dei Boiardo (in particolare Matteo Maria Boiardo, padre dell’Orlando Innamorato) fino al pittore Niccolò dell’Abate che in questa sede lavorò tra il 1540 e 1543, chiamato dal conte Giulio Boiardo per dipingere il Camerino dell’Eneide e la Sala del Convito o del Paradiso.
Proprio quest’ultima sala ci ha recentemente riservato la sorpresa della riscoperta di una parte importante dell’originario apparato decorativo, che si pensava perduto, e che stiamo restituendo al nostro territorio, e al giusto ruolo ed importanza storica e culturale, con un lavoro già da alcuni mesi.
Il recupero della Rocca ha infatti riportato alla luce, nella saletta che la critica ha correttamente individuato come il Camerino del Paradiso, delle tracce pittoriche decorate da Nicolò dell'Abate attorno al 1540-43 con la raffigurazione delle Nozze di Psiche nella volta e con figure di musicanti nei peducci di sostegno. Contrariamente a quanto è stato affermato dagli inizi dell'Ottocento fino a oggi, il saccheggio operato verso la fine del XVIII secolo dal duca di Modena non ha spogliato completamente la rocca di Scandiano delle pitture dell’artista modenese.
Le tracce di colore individuate nelle lunette hanno sollecitato una campagna di restauri che, promossa dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia e avviata dagli operatori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con la scopertura di diverse lunette e con l'elaborazione dell'idonea metodologia di intervento, ha restituito nell’arco di tre anni, grazie al lavoro del laboratorio Faberestauro di Sesto Fiorentino, le immagini di paesaggi aperti con edifici, città in lontananza e vestigia di antichità, che rivelano la mano esperta del celebre artista modenese prediletto dagli ultimi signori rinascimentali dell'area padana, in un momento che precede di alcuni anni il trasferimento a Bologna e infine il passaggio in Francia.
Attivo a Soragna, Busseto, Sassuolo, Reggio Emilia e Modena su incarico di committenze signorili e delle Comunità, Nicolò dell'Abate si applicò alla decorazione della Rocca di Scandiano raffigurando inoltre, in altro ambiente poi in parte demolito, sempre al piano nobile, soggetti tratti dai libri dell'Eneide con scene disposte sulle quattro pareti, accompagnate, in basso, da un fregio monocromo con battaglie e sormontate da lunette con vedute di paese. L'intera decorazione di questa stanza, incluso l'ottagono della volta con una famosa scena di concerto, fu staccata dalle pareti insieme all'intonaco e trasferita nel 1772 nel Palazzo Ducale di Modena dove è stata conservata, se pure non integralmente a causa di un incendio sviluppatosi nel 1815, fino al passaggio nel Palazzo dei Musei con l'allestimento della nuova Galleria Estense, verso la fine dell'Ottocento. Analoga sorte hanno subito i numerosi masselli nei quali è stata scompartita la decorazione del "Camerino del Paradiso", le cui lunette, al contrario, non furono staccate, verosimilmente perché le pitture erano già allora occultate da strati di scialbo.
Dopo oltre duecento anni di illustre storia collezionistica e museografica entro il sistema della Galleria Estense, i frammenti superstiti dei due camerini e altri brani di decorazione di analoga provenienza saranno esposti nella sede originaria a documentare uno dei momenti più alti della storia artistica, letteraria e culturale della città di Scandiano e dello stesso ducato estense, quello promosso dalla sensibilità umanistica della famiglia Boiardo tramite le figure di Matteo Maria Boiardo, autore dell'Orlando innamorato, e di Giulio Boiardo, committente delle pitture murali di Nicolò dell'Abate, che circa dieci anni dopo assumerà ruolo di protagonista, al fianco di Primaticcio, nella decorazione del castello di Fontainebleau, residenza della corte di Enrico II re di Francia.
A dar conto della centralità di quei brani di pittura nell'ambito dell'esposizione interverranno altre sezioni, come quella sulla storia letteraria ispirata ai temi epici dell'Eneide e sulla fortuna cinquecentesca del poema, la sezione musicale con l'esposizione di strumenti musicali antichi in rapporto alla centralità delle raffigurazioni musicali nella pittura di Nicolò dell'Abate, la sezione sugli interventi di trasformazione architettonica dell'edificio, la cui visualizzazione è affidata all'esposizione di piante, mappe e progetti, e infine la sezione sulla fortuna ottocentesca delle pitture murali scandianesi di Nicolò dell'Abate, ben documentata dagli scritti di Giambattista Venturi e dalle loro traduzioni incisorie.
L’origine della Rocca di Scandiano è databile al XIII secolo, costruita dai Da Fogliano per funzioni di difesa militare. Con l’avvento della famiglia Boiardo al governo del paese (1423) l’antico fortilizio cominciò a trasformarsi in dimora signorile. I Thiene succeduti ai Boiardo nel 1565, continuarono l’opera d’abbellimento della Rocca, continuata nei secoli XVII e XVIII con i Bentivoglio prima e i Duchi d’Este, che la trasformarono in palazzo monumentale.