La Rocca sarà Aperta al pubblico tutte le domeniche e nei giorni festivi nel periodo dal 21 aprile al 29 settembre 2019
Sono inoltre previste apertura straordinaria domenica 19 e 20 ottobre in occasione della manifestazione Meraviglie alla corte dei Boiardo
e nei giorni 24/25 e 1 dicembre in occasione della Fiera di Santa Caterina
visita guidata a pagamento
Turni di visita:
Mattino: 10.15; 11.30 – Pomeriggio: 15.15; 16.30; 17.45 – gruppi di massimo 25/30 visitatori per volta
- Rocca, Casa Spallanzani, Torre dell’orologio, chiesa S. Maria (se aperta)+ Mostra “Dell’Amore, dell’Avventura. L’Orlando Innamorato”
- visita libera della sola mostra “Dell’Amore, dell’Avventura. L’Orlando Innamorato"
”Ingresso gratuito bambini / ragazzi fino a 15 anni e over 65
Novità 2019: Tutte le domeniche e giorni festivi da aprile a fine settembre ed in occasione della fiera di Santa Caterina e di San Giuseppe, c'è la possibilità effettuare,in abbinamento alla visita alla Rocca dei Boiardo, anche la visita guidata dei 4 PERCORSI TURISTICI MADE IN SCANDIANO ad un costo complessivo di € 5.00 . PER MAGGIORI INFORMAGIONI ACCEDI AL SITO
Storia
La Rocca dei Boiardo risalente al XII° secolo, domina il centro storico ed è senza dubbio un monumento di grande valore storico e culturale; fatta costruire dalla nobile famiglia dei Da Fogliano, oggi prende il nome dalla famiglia Boiardo che l’abitò dal 1423 per 137 anni. Costruita inizialmente come luogo di difesa, fu per questo dotata di cinta muraria, fossato con annesso ponte levatoio e torri di vedetta.
Divenne in seguito dimora rinascimentale, quando il governo di Scandiano passò nelle mani della famiglia Boiardo e fu allora che Nicolò dell’Abate vi dipinse gli affreschi del Camerino, con scene dell’Eneide, trasferiti alla fine del 1700 a Modena alla Galleria Estense.
Successivamente vi abitarono i Thiene dal 1565 per 58 anni che apportarono modifiche molto significative all’edificio e lo portarono alle forme attuali, affidando il progetto a Giovan Battista Aleotti. A lui si deve l’elegante scalone che introduce al piano nobile, l’imponente facciata sud e l’ultimazione del torrione a ovest. Nei secoli XVII e XVIII i Bentivoglio prima e i marchesi d’Este poi, introdussero a loro volta decorazioni di gusto barocco.
Le numerose modifiche che il castello ha subito nel corso dei secoli rendono difficile la comprensione e la lettura della struttura; in essa convivono diversi stili: medioevale, rinascimentale, barocco e moderno: Le stanze al piano terra, risalenti al periodo cinquecentesco, formano il cosiddetto appartamento estense modificato nella sua veste attuale agli inizi del settecento dai marchesi d’Este; qui si susseguono in tutta la loro bellezza la sala del Camino, in stile rococò e la stanza del Drappo denominata così per un drappo che circonda la volta del cielo del soffitto. La sala delle Aquile, del Festone, e quella dell’Alcova. Uscendo dall’appartamento si attraversa un breve tratto del cortile interno e si arriva al monumentale scalone, opera dell’arch. Giovan Battista Aleotti, detto l’Argenta. A sinistra dello si trova una porta che conduce ai sotterranei del castello, sede delle vecchie prigioni.
Il Cortile
I Giardini
Il recupero dei giardini della Rocca, ultimato nel 2017, consegna ai visitatori uno spazio che non era mai stato aperto al pubblico in passato perché il complesso boiardesco era una struttura militare, ma anche in tempi recenti, dopo il passaggio in concessione al Comune, perché l’area era completamente impraticabile, piena di detriti e vegetazione spontanea. Un’area abbandonata e semicoperta da molti metri cubi di terra, nel lato sudovest della Rocca, che dopo qualche anno di lavori presenta un affascinante alternarsi di antiche mura e nuovi spazi erbosi, pendii e un terrazzamento sul fossato: nei ritrovati giardini vengono organizzate iniziative culturali, enogastronomiche e spettacolo, ed è inoltre possibile celebrare matrimoni. La sistemazione dei giardini è stata realizzata grazie a importanti risorse statali: altri finanziamenti sono attesi, sempre dal Governo, in particolare sui progetti legati alle città dell’ex-ducato estense.
Appartamento Interno
Scalone
Cantiere didattico "Sala del Paradiso"
In particolare Giulio Boiardo, proseguendo i lavori avviati dal padre Giovanni, dà inizio alla trasformazione del paese e all’abbellimento della rocca: l’edificio, da primitivo fortilizio medievale destinato alla difesa, si trasforma in sontuoso palazzo rinascimentale ornato di pitture, sculture, arredi e preziose suppellettili.
Nell’ambito di questa fase di rinnovamento assume grande rilievo la commissione a Nicolò dell’Abate di eseguire diversi cicli di affreschi, all’interno e all’esterno della Rocca stessa. Questi ultimi, posti sulle pareti del cortile d’onore, sono oggi completamente perduti.
La presenza di Nicolò a Scandiano è documentata tra il 1540 e il 1543 e a questo periodo è riferibile la decorazione dei due ambienti detti “Camerino dell’Eneide” e “Sala del Convito o del Paradiso”, ubicati nell’appartamento del conte al primo piano dell’edificio.
Nel 1772 le decorazioni del Camerino vengono staccate e fatte trasportare a Modena per ordine del duca Francesco III d’Este.
Ignota era pure l’ubicazione della “Sala del Paradiso”, che solo studi recenti hanno identificato nella camera posta sopra la torre d’ingresso. Di questa sala sono conservati alla Galleria Estense di Modena numerosi frammenti, tutti ricavati dalla demolizione della volta e dei pennacchi sui quali si impostava la volta stessa: la parte sinistra del soffitto con il “Convito di Amore e Psiche” e le vele con i “Musicanti”. Non si ha notizia del periodo in cui questi furono staccati: probabilmente anch’essi nell’ultimo quarto del Settecento.
I frammenti di pitture recentemente ritrovati, sorprendentemente affini con quelli conservatia Modena, completano l’apparato architettonico e decorativo della “Saladel Paradiso” e consentono di confermarne l’ubicazione all’interno della Rocca.
Grazie all’intervento dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si è proceduto inizialmente al completo restauro di una delle lunette, intervenendo su questa come su un “oggetto pilota” per mettere a punto una metodologia che diventasse un modello di lavoro valido per tutto il ciclo, in modo da giungere alla redazione di un progetto di recupero di tutte le lunette e dell’intera stanza.
Per valorizzare il ritrovamento della Sala e l’opera di restauro è nata l’idea di un “Cantiere didattico”, di un percorso cioè che consenta al pubblico, anche durante lo svolgimento dei lavori, di visitare la Sala e di immaginarne, mediante una ricostruzione virtuale, il suo volto originario.