Scrive il Pagliani che il castello “avrebbe dovuto dirsi di S. Antonino sorgendo entro i confini di questa parrocchia, ma è così chiamato perché Dinazzano era la frazione maggiore del Comune Dinazzano-S. Antonino, Villaunga ed in esso era la residenza comunale”.
Interessante è anche la suggestiva immagine del castello all’inizio del secolo ad opera dello Spinelli:
"La salita dalle sorgenti al castello di Dinazzano è breve e dolce, perché esso innalza di fronte, e le sue nere muraglie, a poche centinaia di passi tra campi coltivati a filari di alberi, sui quali lussureggia la vite: giacchè questa terra è grata a Lieo, ed i vini di questi colli sono pregiati assai, sì da consigliare uno spirito bizzarro modenese a mutarne il nome in Vinazzano.
Entriamo. Tutto qui fu spezzato, diruto, contorto dal lento lavorio del tempo disgregatore, dalla violenza dei terremoti e degli scoscendimenti del terreno; rimane integra soltanto l’antica forma della svelta torre: ma rifatta nella sua parte superiore a mattoni, la tinta rossigna e l’intonacatura, nuoce assai all’austera, brulla omogeneità che riveste tutta questa massa di secolari rovine, sulle quali domina l’abbandono e la solitudine.
Tutto è orribilmente guasto: nulladimeno si rilevano ancora tanti elementi, che un esperto nella fortificazione del tempo potrebbe rifarlo, nella parte essenziale, senza bisogno di inventare.
La sua cinta gira attorno al ciglio dell’altipiano che corona il bel colle: altipiano che ha i lati verso ponente e settentrione a forte pendenza, e in questi lati, scavata nella pendice, correva l’unica strada di accesso, ed eravi la porta col casseto: e gli avanzi si osservano ancora.
La cinta aveva torri rotonde e quadrate angolari, e lungo le cortine. Di queste una volta a sud-est, strapiomba minacciosa. Le cortine prive ora di merli, mostrano i diversi ordini di immorsature dei travi, reggenti i ballatoi, ed i ripiani rispondenti alle feritoie. Ad esse, internamente, sono addossate due casuccie di contadini: alberi e siepi ingombrano gran parte dello spazio …"
Il Castello vide accresciuta la propria importanza sotto il Comune di Reggio, a partire dal XII secolo, in quanto punto strategico per il controllo del canale del Secchia, che convogliava in città le acque del fiume.
Nel XIV secolo il castello risulta in possesso dei Fogliani, per poi passare in seguito agli Estensi nel 1409 che ne investirono Adalberio della Sala e, nel 1452, Feltrino Bojardo.
Successivamente anche il Castello di Dinazzano seguì le sorti dei Signori di Scandiano.
Del Castello di Dinazzano residua un torrione merlato con piombatoi e ruderi il cui perimetro murario si può far risalire a un periodo compreso tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo.